L'Olimpia by Giambattista della Porta

L'Olimpia by Giambattista della Porta

autore:Giambattista della Porta [Porta, Giambattista della]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Italian drama
pubblicato: 2008-04-26T04:00:00+00:00


SCENA VII.

LAMPRIDIO, MASTICA.

LAMPRIDIO. Dove mi cacci? ho il bene in casa e mi meni altrove; se ben mi meni fuori, l'anima resta in casa. Ben è misero colui a cui la troppa abondanza gli è di carestia. A questo modo sarebbe stato assai meglio non avermici fatto entrare.

MASTICA. Ben si dice che le cose simulate poco tempo ponno durare; ché questa mattina per i tuoi poco onesti portamenti se ne sarebbono accorte le pietre, non che le persone che hanno cervello, di questo tuo amore.

LAMPRIDIO. A torto ti duoli di me che in tutti gli atti mi sono mostrato la modestia stessa.

MASTICA. A te pare cosí. Perché sei cieco tu, pensi che tutti gli altri sian ciechi. Tu non stai appresso Olimpia un momento che non ti trasmuti di cento colori; non mai te le distacchi da lato. In tavola stavi sempre come stupido a contemplarla, non mangiavi se non delle cose che mangiava ella, non bevevi se non da quella parte dove ella poneva le sue labra, né ti nettavi la bocca se non col salvietto con che si aveva nettato la sua; poi facevi un menar di piedi sotto la tavola che l'hai fatto scappar la pianella dieci volte; e usavi certe zifoli che li intendevano i cani che rodevano l'osso sotto la tavola. Tu devi avertire che Sennia è vecchia prattica delle cose del mondo, e queste cose le devono esser passate piú volte per le mani: so che non passerá una settimana che se n'accorgeranno le fanti, la famiglia e tutta la casa.

LAMPRIDIO. Che sará dunque bisogno di fare?

MASTICA. O che ella fusse cieca per non veder ciò che fai, o tu stropiato e mutolo per non toccarla e parlar tanto.

LAMPRIDIO. Come non si può volere quel che si vuole? pure se non si può come si vuole, faccisi come si può.

MASTICA. Queste parole mi danno ad intendere che il tuo amore será per scoprirsi tosto; però prima che ciò avenga será bene avisar Sennia che proveda a' fatti suoi.

LAMPRIDIO. Eh Mastica, tu sei troppo crudele.

MASTICA. A te è una pietá esser crudele. Togliti il tuo Lampridio, tornaci il nostro Eugenio e vattene a studiare a Salerno come prima.

LAMPRIDIO. Orsú, il mio caro Mastica, eccoti questi danari per comprar robbe per la cena, e t'impegno la mia fede esser storpiato e mutolo come dici e star proprio in casa come un santo.

MASTICA. Cosí, me ne dái la fede…

LAMPRIDIO. Eccola.

MASTICA…. di non star in casa tutto il giorno?…

LAMPRIDIO. Come vuoi.

MASTICA…. di non parlarle dentro l'orecchie?…

LAMPRIDIO. Sí.

MASTICA…. di non mirarla dalla strada?…

LAMPRIDIO. Bene.

MASTICA…. né mostrar atti onde stimar si possa che tu l'ami? E questo lo dico per tuo bene, accioché per troppo goder del bene nol perdi, over come mosca tanto ti tuffi nel latte che ti anneghi. Quanto piú dura a scoprirsi questo tuo amore tanto piú goderai.—Dove ti volgi? parli meco e non m'ascolti, tu miri alla fenestra sua, non sei ancor sazio di mirarla? Su su, partiamoci.

LAMPRIDIO. Or ora.

MASTICA. Togliti i tuoi danari, che vo' far quanto ho detto.



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